La provincia in ginocchio: se scompare pure l’Oasi di Conza

Pubblicato il 21/03/2014
20131203_conza.jpgIn provincia di Avellino viviamo in emergenza e non è una novità. Non lo è perché da tempo combattiamo contro discariche, inceneritori, chiusure di tribunali, ospedali, ferrovie, funicolari e funivie. Oggi rischia di scomparire finanche l’Oasi di Conza della Campania.
Leggere delle difficoltà economiche in cui versa l’Oasi, dovute alle inefficienze della Provincia di Avellino, fa riflettere sullo stato delle cose e sulle enormi potenzialità sprecate da questa provincia. Il progetto Oasi di Conza è valido e lo dimostrano i fatti, perché in poco più di dieci anni ha raggiunto notevoli risultati: è divenuta un riferimento regionale e nazionale di buona gestione acquisendo una grande visibilità anche fuori dalla nostra regione. Nel 2012 ha vinto il titolo di “Miglior Oasi d’Italia” per il birdwatching e per il buon connubio gestione-conservazione. E’ un punto di riferimento per le scuole di tutta la Campania, arrivando ad ospitare migliaia di bambini ogni anno. Rappresenta un riferimento anche per il soccorso degli animali selvatici in difficoltà nella provincia di Avellino: numerosi sono stati infatti, in questi anni, gli animali feriti recuperati e salvati (cicogne, rapaci, ricci, istrici, volpi, etc.).
Ha ottenuto il riconoscimento nazionale di Centro di Educazione Ambientale del WWF. E’ sempre più meta di turismo, portando un notevole indotto sul territorio anche al di fuori dell’area protetta; nel solo 2013 tale indotto è stato superiore ai 40mila euro, e ciò grazie ai numerosi visitatori che, giunti sul territorio per visitare l’Oasi, hanno fruito delle diverse strutture ricettive come ristoranti ed agriturismi;
ha raggiunto una media di 5mila visitatori l’anno e un numero complessivo di circa 40mila visite negli ultimi 7 anni.
Intanto anche i privati stanno iniziando a pensare di investire nell’Oasi con un progetto di un centro congressi ecosostenible con posti letto e servizi annessi. Allora la riflessione è d’obbligo: questa provincia parla e prova a vivere di una cosa che tutti chiamano turismo e dove tutti vincono elezioni e promettono interventi concreti. Ma di cosa è fatto il turismo? E sopratutto, di cosa ha bisogno una provincia come la nostra per poterlo sviluppare? La risposta è banale e ovvia, perché il turismo è qualcosa legato al territorio e a tutta una serie di servizi che in primo luogo devono essere presenti, e poi anche efficienti. Servizi che devono esistere dapprima per i cittadini e poi per il turista, che tutto sommato, è solo un cittadino temporaneo di un luogo. Un territorio senza trasporti, sanità, servizi di accoglienza, presidi di legalità, perde molta della sua potenzialità turistica. I turisti vanno nei posti dove si possono sentire sicuri sotto tutti i punti di vista.
ob_9b268d_dscn0598E dunque, o ci crediamo, oppure no. Crederci significa che queste situazioni di emergenza devono sparire e che gli investimenti vanno dirottati massicciamente su forme di “produzione di servizi turistici” ottimali che permettano al territorio di essere vissuto e visto come attrattivo non solo per i turisti, ma anche per i privati che ci vogliono investire. Questa provincia deve credere nelle sue potenzialità e iniziare seriamente a lavorare sulle competenze, sulla promozione e nella creazione di servizi di accoglienza. Ma la Provincia di Avellino invece perde ogni giorno opportunità, e se anche una buona prassi come la gestione delll’Oasi di Conza rischia di essere interrotta, come possiamo pensare di accrescere ancora altri servizi in altre aree interne? Come possiamo pensare di sviluppare il turismo? Se chiudiamo anche la porta del turismo a cosa dobbiamo aggrapparci? Dobbiamo difendere le nostre eccellenze e svilupparne di altre. E l’Oasi di Conza non può sparire.
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