Caposele Bandiera Arancione Touring Club: un traguardo di comunità.

Articolo pubblicato su La Sorgente n° 109 di Dicembre 2024.

Il giorno 22 Novembre 2024, dopo un lungo iter valutativo, alla trasmissione FuoriTg del Tg3, il Comune di Caposele ha ricevuto l’assegnazione del marchio di Bandiera Arancione del Touring Club Italiano: un titolo che viene conferito alle località che non solo godono di un patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio, ma sanno offrire al turista anche un’accoglienza di qualità.

In questo senso, da Amministratore di questo Comune con la delega al Turismo e alla Promozione del Territorio, è il massimo traguardo che mi potessi auspicare per la nostra comunità: un obiettivo perseguito con costanza, determinazione e lungimiranza fin dal 2019, anno di approvazione del Piano Strategico per il Turismo del Comune di Caposele, che conteneva al suo interno tutte le azioni necessarie a soddisfare i 250 criteri che servono per ottenere il riconoscimento.

Tutti interventi che hanno visto, in questi anni, azioni mirate in materia di cartellonistica turistica univoca, infopoint e sito web turistico plurilingue, canali social attivi, orari di apertura fissi, gestione ottimizzata del servizio di accoglienza alle Sorgenti, il rinnovamento completo del MuDeA, promozione turistica integrata anche attraverso la partecipazione a eventi e fiere, ampliamento dell’offerta turistica naturalistica, e tanto altro che abbiamo ampiamente raccontato anche attraverso le pagine de La Sorgente.

Un marchio che è stato raggiunto dall’Amministrazione Comunale insieme al mondo dell’associazionismo e a tutti quelli che di accoglienza turistica si occupano quotidianamente: un risultato frutto degli sforzi di una comunità che certifica la qualità del nostro fare turismo, sia pubblico che privato, la dimostrazione che la nostra programmazione e offerta turistica è vincente e solida.

Un lungo percorso che mostra una grande capacità di programmare, studiare e raggiungere traguardi ambiziosi in questo settore, che ci rende Comune leader e guida anche rispetto al circondario.

Non molti lo sanno infatti, ma un tale traguardo è equiparabile alle Bandiere Blu per il mare, ma riconosciuto ai paesi delle aree interne: un obiettivo senza dubbio storico per Caposele.

Ma, nei fatti, cosa ci è stato riconosciuto?

I Comuni Bandiere Arancioni, come lo stesso Touring Club dichiara, sono luoghi dove la qualità dell’accoglienza, la sostenibilità ambientale, la tutela del patrimonio artistico e culturale si uniscono per regalare un’esperienza di viaggio autentica. Piccoli centri che accolgono i viaggiatori grazie a comunità ospitali che, con impegno ed entusiasmo, mantengono vive le tradizioni, tutelano il patrimonio locale e animano i territori attraverso l’organizzazione di eventi e manifestazioni.

Nello specifico, per Caposele, il motivo dell’attribuzione del brand è il seguente “La località ha numerosi e vari attrattori, ben segnalati, che è possibile visitare grazie ad orari di apertura estesi. Il centro è vivace, con diversi negozi di prodotti tipici e ristoranti ed è possibile scoprire tutte le sue bellezze grazie a un percorso di visita ben segnalato.  Interessante è anche il percorso Le pietre della memoria, testimonianza di cosa accadde durante il sisma del 1980. ”, come si legge sul sito Touring e come sottolinea Lorenzo, il ghost visitor TCI che ci ha fatto visita.

Un riconoscimento ancora più prezioso se si considera che, ogni anno, solo 1 comune su 10 che ne fa richiesta ottiene il riconoscimento, e solo 290 in tutta Italia lo detiene.

Ma da oggi si apre una nuova fase per Caposele, fatta di due elementi: un primo fatto di responsabilità, in quanto siamo chiamati anche a mantenere alto il livello di servizi turistici sul nostro Comune, proprio per continuare mantenere il marchio che sarà costantemente monitorato.

Un secondo di una grande opportunità: quella dall’essere entrati nell’esclusiva rete Touring fatta di più di 400.000 lettori della rivista, 200.000 soci, consigli di viaggio, sito web, piattaforma turistica, pubblicazioni e App con un potenziale incremento del turismo stimato intorno al 70% annuo (media nazionale), come dichiarato dal dott. Pandolfo, rappresentante Touring Club in un nostro incontro.

Incontro che è servito anche a definire la data della cerimonia di consegna ufficiale della Bandiera Arancione alla nostra comunità che si terrà il giorno 3 maggio 2025 alla presenta degli altri 5 sindaci delle bandiere arancioni della Campania che ricordo sono Letino (Ce), Morigerati (Sa), Cerreto Sannita e Sant’Agata de’ Goti (Bn) e Zungoli per l’Irpinia, al quale siete tutti invitati.

Riformata la professione delle guide turistiche. Ma le aree interne con poco turismo come fanno?

Da poco è arrivata all’approvazione della Camera la nuova, e tanto attesa, riforma della professione delle guide turistiche (qui il testo).
Finalmente, è cosa buona.
Finalmente la legge prevede l’indizione di un esame annuale, una maggiore tutela dei professionisti e maggiore attenzione alla lotta all’abusivismo diffuso.

Finalmente si, ma avrei voluto leggere anche qualche elemento utile per lo sviluppo delle aree dove il turismo è poco e dove l’esercizio di questa professione non è conveniente, dove magari il turismo si vuole far crescere e non ci sono ancora grandi numeri (come ad esempio l’Alta Irpinia).

All’art. 3 comma 2 della Legge si prevede anche che “Non sono richiesti i requisiti di cui al comma 1 del presente articolo per l’esercizio della professione su base temporanea e occasionale ai sensi dell’articolo 6, comma 1, lettera a). I medesimi requisiti non sono richiesti nel caso di aperture straordinarie, organizzate da persone giuridiche ed enti del Terzo settore, di siti non qualificabili come istituti o luoghi di cultura per le visite svolte senza l’ausilio di guide turistiche, per le quali sia esclusa qualsiasi forma di pagamento o di iscrizione. Tali aperture straordinarie possono essere autorizzate dal Atti Parlamentari — 3 — Camera dei Deputati XIX LEGISLATURA A.C. 1556 Ministero del turismo, previa presentazione, non oltre trenta giorni prima, di un’istanza da parte dell’interessato”. Con un piccolo spiraglio per luoghi poco turistici aperti straordinariamente.

In ogni caso non vedo nulla che attenzioni una problematica per il settore: soprattutto nelle aree interne, dove i professionisti mancano e dove spesso essi non hanno interesse economico ad esserci per via dei piccoli numeri.
Possibili soluzioni alternative per aiutare ad avere gente preparata ad accogliere i turisti ne abbiamo? In questa legge no.

Nel settore turistico si chiede sempre più professionalità e si richiama sempre più alla professionalità, oltre che al rispetto delle regole. Sono pienamente d’accordo.
L’unico modo per crescere nel settore infatti è quello di affidarsi a persone preparate con le competenze giuste, oltre che retribuirle adeguatamente riconoscendo i titoli ottenuti e l’esperienza professionale acquisita nel tempo.

E tutto ciò è lecito, vero e assolutamente condivisibile dove i turisti ci sono e dove il turismo è l’economia trainante: gli abusivi vanno combattuti.

Mi riferisco a guide, accompagnatori e “organizzatori dei viaggi della domenica” che operano nel settore senza alcun titolo e senza alcuna autorizzazione.
In queste aree i non autorizzati sono dannosi perché mostrano approssimazione, non professionalità e sicuramente non pagano le tasse. Danneggiano l’economia e rubano il lavoro a chi, giustamente, ha studiato e reclama diritti, a prezzi stabiliti per legge e giusti per quelle aree (es. Pompei, Napoli, Roma, Firenze, ecc.). Qui servono loro.

Ma mi chiedo: nei luoghi in cui i turisti non ci sono o sono pochi come si fa? Questa legge cosa prevede in merito? Come aiuta le aree con pochi turisti ad avere professionisti in tal senso?
Ad esempio in molte aree interne dell’Italia (parlo soprattutto di luoghi dove le presenze sono basse e i pernottamenti quasi inesistenti, come le aree SNAI – es. sempre l’Alta Irpinia -) che vogliono provare ad investire nel settore aumentando e garantendo servizi come facciamo?

Mi spiego meglio: i professionisti del settore per questioni economiche vanno soprattutto dove i turisti sono presenti, dove trovano domanda e riescono a guadagnarsi lo stipendio. Chiaramente.
Ma in Alta Irpinia, ad esempio, come si fa? I professionisti, per i bassi numeri, non hanno nessun interesse a garantire servizi e presenza e, allo stesso tempo, se si vuole provare ad avere delle visite guidate c’è bisogno di loro, se vogliamo accompagnare un gruppo anche.
Ma loro molto probabilmente non verrebbero: non gli conviene.
Inoltre i territori non possono garantire le cifre alte previste dai tariffari, perché i numeri sono ancora bassi, non sarebbe possibile retribuirli nel modo giusto, a volte non sarebbe possibile retribuirli.

Il classico cane che si morde la coda.

La soluzione allora provo a proporla io, e la propongo ai senatori che possono cambiare ancora qualcosa: scatenerò il putiferio tra le guide e gli accompagnatori ma qualcuno deve pur fare e dire qualcosa.

Sappiamo tutti che la competenza nel settore turismo è una questione regionale (almeno fino all’entrata in vigore di questa legge), che è regolamentata e gestita diversamente da ogni regione: ciò vale quindi, anche per le professioni turistiche per eccellenza (Guida Turistica, Accompagnatore Turistico e Direttore Tecnico di Agenzia di Viaggio) e per tutte le altre.
Per poter esercitare queste 3 professioni è necessario superare un esame regionale/nazionale e ottenere l’abilitazione, oltre che iscriversi ufficialmente nei rispettivi elenchi professionali.
Spesso questo esame è difficilissimo e i bandi per abilitarsi sono molto rari.
In tal senso le liberalizzazioni del buon Pierluigi Bersani hanno fatto molto, dando la possibilità a tanti laureati vicini alle materie turistiche di ottenere queste abilitazioni in modo quasi automatico (ad esempio i laureati in Scienze del Turismo ad Indirizzo Manageriale possono ottenere il patentino di Accompagnatore Turistico senza sostenere esami), ma molto c’è ancora da fare.

In ogni caso, tornando alla domanda originaria: come aiutiamo le aree interne senza o con pochi turisti ad avere dei servizi offerti da parte di persone abilitate con professionalità?

La risposta sta in un concetto un po’ discriminatorio ma, a mio avviso, efficace a risolvere molte problematiche di piccoli Comuni, Proloco, Associazioni e altri attori che provano con fatica a “offrire servizi turistici” nelle aree interne.
Ci vogliono abilitazioni professionali di livello diverso.
Ritengo infatti assolutamente utile riuscire a costruire una norma che, da un lato aiuti i giovani e gli appassionati ad avvicinarsi al mondo del turismo nelle aree interne e, dall’altro, fornisca uno strumento che permetta ai Comuni con scarse presenze di garantire la presenza di alcuni servizi necessari allo sviluppo del turismo.
Dovremmo dare la possibilità di acquisire un’abilitazione professionale di secondo livello valevole sono in determinate aree, magari stabilendole in base alle presenze turistiche.

Semplicemente: fai un esame più facile di quello previsto, diventi una guida turistica/accompagnatore/direttore di II livello, e puoi operare solo nei comuni delle aree interne con un numero di presenze turistiche inferiore a 5.000 (o altro numero) all’anno a tariffe più ragionevoli per queste zone, che turistiche non sono ancora.

Vuoi lavorare in un’area con presenze turistiche superiori? Fai l’esame di abilitazione normale.
Ovviamente la guida di livello I potrà operare nelle aree di competenza delle guide di livello II, ma non viceversa.
In un colpo solo risolveremmo il problema dei servizi turistici nelle aree interne, daremmo nuove opportunità ai giovani e combatteremmo l’abusivismo diffuso sul tema.

Non mi pare assurdo.

Ora, guide turistiche e accompagnatori turistici massacratemi pure. Ma il problema rimane.
Mi aspetto soluzioni anche da voi, dal Governo e dalle Regioni.
La mia l’ho detta, e forse è anche una buona idea.

 

P.s. specifico che sono abilitato alla professione di accompagnatore turistico (n. 477 albo Regione Campania) e direttore tecnico di agenzia di viaggio.

BTO 2017: decima edizione. Ci siamo.

Per la terza volta andrò al BTO, ma quest’anno è diverso: sarà la decima edizione.
In questo evento si respira la vera aria d’innovazione nel settore turistico e l’ispirazione viene naturale: spunti, persone, ottime buone prassi sono tutto ciò di cui hai bisogno per aggiornarti, conoscere e, perché no, scoprire che la tua può essere un’idea geniale.
Qui c’è tutto il mondo che mi piace, e sarà un piacere raccontarvelo.
Definire il mio programma personale non è stato semplice ma alla fine ecco cosa farò e cosa potrete seguire sui miei canali social:
Twitter: @EDonatiello
Instagram: ernesto.donatiello

29 Novembre 2017 – Day One – 
ore 10.05 10.20 Antonio Pellezzano – Guest of Going – Hall By Best Western  
ore 10.35 11.20 Museum Gaming – Serendipity Hall
ore 11.05 11.20 Fabio Galetto (Google) – Hall By Best Western  
ore 11.25 12.15 Get Your Business Done World – Focous Hall
ore 12.40 13.10 FastBooking – Innovation Arena
ore 14.10 15.10 Cooperazione internazionale allo sviluppo e turismo responsabile – Governance Arena 
ore 14.55 15.25 Come pianificare una corretta strategia di promozione utilizzando i dati del territorio – Presentation Area
ore 15.15 – 16.05 The research files – Hall by Keesy
ore 16.10 17.00  – Experience, Tra scena di teatro e autenticità – Governance Arena 
ore 17.00 -18.00 –  Do you see a future for DMO? – Focous Hall – 
30 Novembre 2017 – Day Two – 
ore 9.20 10.10 See Europe as whole destination – Seendipity Hall
ore 10.15 11.05 The way to innovate – Hall by Toscana
ore 11.00 11.55 Now you see me – Hall by Toscana
ore 12.10 13.00 PugliaPROMOZIONE Governance Arena
ore 14.40 15.10  Elementare watson – Hall by Toscana
ore 15.15 16.05 Destination models en route – Focous Hall
ore 16.05 17.10 Smart Destination – Innovation Arena 
ore 17.10 18.00 We know your secret travel dreams: Facebook – Hall by Toscana 
Saranno due giorni intensi, ricchi e stimolanti. 
Dunque vi aspetto.


#camminiepercorsi: un progetto a supporto anche della Ciclovia dell’Acqua.

Non abbiamo fatto in tempo a smettere di parlare per qualche mese della Ciclovia dell’Acqua che subito  si presenta l’occasione per riparlarne: il progetto “a rete” dell’Agenzia del Demanio denominato Cammini e Percorsi, in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali e il Ministero dei Trasporti.

Un progetto che fa parte del Piano Strategico per il Turismo 2017-2020 e che punta fortemente sul turismo slow e l’incentivazione di forme turistiche sostenibili con l’obiettivo di valorizzare anche località minori. Riguarda le strutture dislocate lungo gli itinerari storico-religiosi e i percorsi ciclopedonali da Nord a Sud dello Stivale e coinvolge circa 100 beni su tutto il territorio italiano situati lungo la Via Appia, la Via Francigena, il Cammino di Francesco, il Cammino di San Benedetto e le famose Ciclovie Vento, Sole e Acqua (quella legata a Caposele e all’Acquedotto Pugliese).

Inutile sottolineare, per i territori irpini, l’importanza di questo progetto combinato con quello della Ciclovia: i servizi turistici per camminatori, pellegrini e ciclisti lungo tutto il percorso saranno fondamentali per il buon funzionamento della stessa, gli immobili all’interno dei quali fornirli ancora di più.
Il solo adeguamento del percorso e la sua sistemazione non basteranno ad accogliere un target di turisti molto esigente dal punto di vista della qualità dei servizi che gli vengono offerti, e l’incentivazione di iniziative imprenditoriali sarà fondamentale per il successo dell’iniziativa.
In tale ottica questo progetto diventa potenzialmente centrale: prevede la possibilità di concedere gratuitamente per 9 anni + 9 (o per 50 anni a imprenditori che disegneranno progetti di sviluppo più ampi) tutta una serie di beni (case cantoniere, locande, masserie, ostelli, ma anche piccole stazioni, caselli idraulici, ex edifici scolastici, torri, palazzi storici, monasteri e antichi castelli) lungo il percorso della Ciclovia dell’Acqua.
Luoghi e strutture che possono ospitare tutti quei servizi necessari, generare lavoro e opportunità.

Ma andiamo al sodo, quali sono gli immobili che possono interessare il progetto Ciclovia dell’Acqua?

Eccoli, sono 11:

  • Casa Cantoniera –  Comune di Castelnuovo di Conza (SA). Casa cantoniera su due piani situato appena fuori dal paese, nell’Alta Valle del fiume; 
    Casa cantoniera a Castelnuovo di Conza (SA).
  • Torre Angioiina – Comune di Atella (PZ). Immobile situato nel centro storico, su un piccolo altopiano con intorno un’area verde. La torre è l’unico elemento rimanente del castello costruito dagli angioini e distrutto dal terremoto del 169; 
  • Palazzo Saraceno – Comune di Atella (PZ). Palazzo gentilizio dell’800 su due piani situato nel centro storico della città. Si affaccia sul corso principale della cittadina Angioina ed è dotato di un giardino attrezzato per eventi e manifestazioni teatrali;
  • Comando della Stazione Forestale – Comune di Atella (PZ). Immobile su due piani vicino alla Riserva Statale Grotticelle, ricca di vegetazione di ontani, pioppi e cerri, a pochi km dai laghi di Monticchio;
  • Casina – Comune di Atella (PZ). Immobile su due piani situato alle pendici del Monte Vulture, in località Monticchio Laghi, a breve distanza dall’Abbazia di San Michele Arcangelo, realizzata nell’VIII sec. d.C., e i Laghi di Monticchio, due specchi d’acqua di origine vulcanica detti «i gemelli del Vulture»;
  • Appartamento – Comune di Barile (PZ). Appartamento al terzo piano nel centro della cittadina;
  • Masseria Cocolo – Comune di Ugento (LE). Complesso immobiliare situato in parte nel Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento”. È costituito da un’ampia area verde e da diversi fabbricati rurali risalenti al sec. XIX:
  • Casello Ferroviario –  Comune di Toritto (BA). Immobile su due piani situato in un’area agricola coltivata ad uliveti;
  • Colonia Coppolicchio – Comune di Fasano (BR). Complesso immobiliare realizzato nei primi anni del ‘900, costituito da un insieme di otto trulli. Il territorio circostante è caratterizzata dalla massiccia presenza di trulli e si trova in prossimità delle colline della Selva di Fasano;
  • Colonia Bianchi – Comune di Fasano (BR). Complesso immobiliare costituito da un insieme di nove trulli e da un area verde. Il territorio circostante è caratterizzata dalla massiccia presenza di trulli e si trova in prossimità delle colline della Selva di Fasano;
  • Casello Ferroviario –  Comune di Grumo Apulla (BA). Immobile su due piani situato in un’area agricola coltivata ad uliveti.

Fuori dal circuito della Ciclovia dell’Acqua, ma comunque interessante per l’Irpinia perché si inserisce sul cammino della Via Appia, è il Convento di San Marco a Sant’Angelo dei Lombardi (AV),  convento su due livelli situato appena fuori dal centro abitato, in una zona naturalistica di pregio.

In Campania ce ne sono quattro:

Fonte: www.agenziademanio.it

Insomma, che lo slow tourism si sviluppi, perché è così che possono davvero crescere anche nelle destinazioni minori, la possibilità c’è.

Più qualità nell’offerta turistica = più lavoro e reddito per tutti.

In ogni caso l’elenco di tutti i beni coinvolti è qui: http://www.agenziademanio.it/opencms/it/ValorePaese/camminiepercorsi/

Anche in Campania ci avviamo al turismo 2.0 (forse).

Dopo quasi 3 anni dall’approvazione della nuova legge regionale sul turismo, (la 18/2014 di cui parlo qui) iniziano a muovere i primi passi le deliberazioni attuative.

In primis pare che la prevista Agenzia per la Promozione del Turismo Regionale presto avrà un direttore generale (era ora) e che, sopratutto, abbiamo ben 2 milioni di euro per una serie di azioni interessanti volte a far iniziare la nuova era del turismo campano.
Intanto ecco l’avviso per il direttore.

Ciò che sembra farci avviare sulla giusta strada però è sopratutto altro: finalmente si inizierà a pensare ad un brand, ad una rivisitazione del portale unitario regionale ed, udite udite, una pianificazione media della campagna di comunicazione unitaria del brand regionale e dei prodotti turistici regionali.
Ho iniziato a leggere di parole come app e di sistemi di accoglienza turistica anche per le aree interne.

In particolare la delibera di Giunta Regionale n. 213 del 18/04/2017 (qui) vuole dare avvio alle seguenti azioni strategiche:

– progettazione creativa, ricorrendo eventualmente ad un concorso di idee, del sistema di identità visiva della destinazione Campania che, in rapporto con i brand territoriali, sia declinabile nel layout grafico e di allestimento dei Sistemi di Informazione e Accoglienza Turistica (SIAT) e delle fiere del turismo, nel layout grafico delle campagne di comunicazione, nelle pubblicazioni e materiale divulgativo;

– potenziamento del portale turistico regionale, quale primo applicativo del sistema informativo turistico regionale;

– realizzazione e utilizzo di apposite app o strumenti tecnologici adeguati quali veicoli
multimediali;

– pianificazione media della campagna di comunicazione unitaria del brand regionale e dei suoi prodotti turistici regionali, attraverso cui veicolare una immagine della Campania oltre che turistico-balneare, come destinazione turistica per l’intero anno, grazie ad un portafoglio di prodotti turistici destagionalizzanti: la grande arte (i sei siti Unesco) ed i piccoli borghi (le aree interne), l’enogastronomia (la dieta mediterranea) e la tradizione (le feste religiose, le sagre, ed il Natale), la natura (i parchi nazionali e regionali) e le attività all’aria aperta (escursionismo e sport in natura), sia online che offiline, concentrata sui mercati italiani ed europei collegati da vettori aerei e treni ad alta velocità con la Campania;

– produzione e gestione di nuovi contenuti redazionali per la promozione dei prodotti turistici regionali sui canali online della Campania;

– realizzazione di presidi territoriali e strumenti multimediali all’avanguardia, con una immagine coordinata relativa alle icone, pattern, mappe e sistemi decorativi, per rafforzare la rete di informazione e di accoglienza turistica su tutto il territorio regionale;

– avviare la messa a sistema della rete dei SIAT, anche attraverso la sottoscrizione di accordi con le Pubbliche Amministrazioni;

– promuovere l’informatizzazione dei SIAT;

– costituire un gruppo di lavoro scientifico per l’avvio di laboratorio permanente sull’l’innovazione, lo studio e l’analisi del mercato turistico e per l’ascolto ed coinvolgimento del sistema turistico regionale nel processo di programmazione turistica;

L’ultimo punto, in particolare, lo seguirò con attenzione perché va aldilà della promozione e dell’organizzazione, ma punta a coinvolgere ed ascoltare i territori: elementi che ormai il settore turistico non può più tralasciare.
Tutto bello ed estremamente in ritardo, sarà un’impresa che mi auguro la Campania sappia affrontare.

Ma, caro assessore al turismo Matera, lasciatelo dire, se gli output debbono essere quelli dello già avviato SIAT di Avellino (https://www.facebook.com/siatavellino/), lasciamo stare.

Stiamo a guardare.

Ai turisti piace la neve, ma all’Irpinia non piacciono i turisti.

Quando arriva la neve tutti festeggiano, sono tutti felici.
Si dice in Irpinia, e sopratutto lassù a Laceno, che con la neve arrivano i turisti.

Allo stesso tempo esplodono le discussioni, le stesse che leggi in estate quando siamo pieni di sagre ed eventi, quando di pronuncia “turismo”.
Ma siamo davvero tutti sicuri che la neve, le sagre, i paesaggi creino questo fenomeno, oppure non è così?

Da anni ci sono i titoloni e le cifre (sparate senza criterio) sui giornali, le classiche foto di auto in fila alla sagra di Bagnoli, le bancarelle incasinate una sull’altra a San Gerardo che, per me, sono l’immagine di disagi e disservizi che si manifestano non appena proviamo ad accogliere le folle.
Accade lo stesso con la neve, quando le strade sono impraticabili e l’accessibilità è ai limiti.

Allora signori, vi do una notizia: questo non è turismo. 

I dati che ci fornisce la Camera di Commercio di Avellino in merito alle presenze turistiche, infatti, ci restituiscono un triste dato: il turismo in Irpinia è in calo, in media il 15% in meno ogni anno, quindi non c’è.

Perché accade questo? Ma come è possibile? 
Ci raccontano di finanziamenti a pioggia sugli eventi, di riaperture di ferrovie (giusto?), i politici riempiono la bocca di questa parola ad ogni comizio, e davvero i risultati sono questi?
Si è così, se esiste una cosa che non si può discutere sono i dati, e i dati della provincia di Avellino sono impietosi.
C’è qualche problema allora, e probabilmente è anche semplice: se trovi disagio in quel posto non ci torni, non lo sponsorizzi e tanto meno ci porti la suocera l’anno successivo.

In fondo l’analisi è anche semplice: il nostro territorio non riesce a fornire i servizi essenziali ai suoi cittadini (trasporti, sanità, informazioni, ecc.) come potete mai pensare che li possa offrire ai turisti che, in fondo, sono cittadini temporanei di un luogo?
Voi andreste in un luogo dove se ti viene un infarto o ti rompi una gamba non c’è un ospedale?
Io no.

Immaginate due turisti alle prese con la neve, uno in Alta Irpinia e l’altro in Trentino, il primo bloccato e il secondo senza disagio alcuno, libero di muoversi come se ci fosse il sole.
Il primo avrà un’esperienza negativa a vita, il secondo andrà a sciare anche l’anno successivo in quel posto. Ed ecco perché li c’è il turismo e qui no, il turista arriva dove ci sono i servizi, non dove c’è il nulla se non pale eoliche e pozzi petroliferi.

Se a ciò aggiungiamo che promuoviamo (in maniera pessima e senza criterio, sia chiaro, vedi qui ad esempio https://www.facebook.com/siatavellino/?fref=ts) qualcosa e servizi che sono solo in foto o sulla carta e che in realtà non esistono, allora “i turisti” scappano, e ti fanno anche pubblicità negativa.

Se ci aggiungiamo che l’Irpinia non ha programmazione, progetti e vera volontà politica di fare questa cosa strana delle persone da far dormire, il risultato è servito.

Forza e coraggio allora, spaliamo e programmiamo, magari tra vent’anni avremo i primi veri turisti (quelli che dormono negli alberghi).

Il piccolo Santomenna provoca, la Valle e Caposele rispondono?

La Valle del Sele possiede un patrimonio gigantesco e neanche se ne accorge: un Santo, San Gerardo, che da solo muove annualmente circa un milione di pellegrini l’anno (così dicono ma nessuno li ha mai contati).

Momenti della rappresentazione

In ogni caso è una risorsa, una risorsa che però è rinchiusa in un solo luogo e che fa sopravvivere un’intera comunità di ristorazione e servizi turistici collaterali per 3/4 mesi l’anno.
Dunque una risorsa fortemente stagionale e che non crea, a mio avviso, tutto ciò che potrebbe.
La vita di questo straordinario Santo si è incrociata con numerose comunità lungo la Valle del Sele, ma queste sembrano non volersene prendere carico forse perché, effettivamente, il flusso di pellegrini arriva tutto a Materdomini e i rimanenti comuni non ne giovano, troppo difficile “trascinarli”, come direbbero impropriamente alcuni.

Scorci di Santomenna

Il motivo è semplice: nessuno ci crede davvero e nessuno ha mai pensato di cercare di mettere in rete questa risorsa. San Gerardo è nato a Muro Lucano, ha attraversato tanti paesi e ha lasciato il segno in tanti di questi, allora forse un progetto è possibile, per tutti.
L’unica eccezione, con sorpresa e con un importante segnale, ce lo ha dato il più piccolo e forse lungimirante Comune della Valle: Santomenna.
Il primo novembre ha proposto l’evento “Il miracolo di San Gerardo” ripercorrendo lungo il suo piccolo centro storico l’avvenimento accaduto tanti anni fa: l’episodio del maniscalco dove il giovane Gerardo ordinò al suo cavallo di restituire i quattro ferri al maniscalco Salandra, troppo esoso. Ordine al quale il cavallo obbedì.

Una rappresentazione teatrale itinerante che ha coinvolto un buon pubblico appassionato e ben fatta, con l’obiettivo di ricostruire una storia famosa e che, se strutturata insieme ad altri potrebbe produrre degli effetti molto interessanti.

Il manifesto dell’evento “Il Miracolo di San Gerardo”

La strada indicata è chiara e va verso un progetto di rivitalizzazione di queste aree interne che, visti ormai i casermoni post terremoto praticamente tutti vuoti, hanno davvero poco da chiedere al futuro.

La Valle del Sele ha bisogno del Santo per crescere e, anche con Muro Lucano, ci sarebbe da lavorare.
Ci vuole più coraggio, maggiore determinazione e più paesi come Santomenna, forse così i turisti potrebbero davvero arrivare, per tutti.

P.s. In tal senso ricordo una sorta di “scambio” tra il Comune di Caposele e quello di Muro Lucano, ormai nel lontano 21 Gennaio 2013, a cui poi purtroppo e come sempre, non è seguito più nulla. Peccato.

Il manifesto dell’evento del Gennaio 2013

Rivoluzione Gal e l’addio all’approccio partecipativo.

In questi giorni l’Alta Irpinia e la Valle del Sele sono stravolti dalla modifica degli assetti dei Gruppi d’Azione Locale che, fino a poco tempo fa, quasi nessuno conosceva.
I Gal non sono altro che società consortili a responsabilità limitata composte da soggetti pubblici e privati i cui scopi sono la promozione dello sviluppo locale.
Sopravvivono sopratutto grazie alla presenza di fondi europei e, oggi, tutti vogliono dire la loro perchè destinatari di tanti milioni di euro nella prossima programmazione europea.
Nel mio ultimo post li avevo decantati perché, per la prima volta, un ente si era aperto al territorio ascoltandolo e facendolo partecipare alla stesura della strategia di sviluppo locale attraverso la raccolta dei bisogni e delle necessità: una novità assoluta, un approccio tutto europeo mai visto con focus group, facilitatori, dinamiche di condivisione.
Un’apertura bellissima di tutti i Gal (Irpinia – Cilsi – Partenio, ecc.) che ha portato alla costruzione di una strategia di sviluppo locale condivisa che si basava sulle reali esigenze degli operatori che il territorio lo vivono.
Peccato però che tutto ciò, ora, sia stato un lavoro completamente inutile.
Le strategie condivise costruite dai Gal, fatte di approcci partecipativi e incontri territoriali (qui quella dell’ormai chiuso Gal Irpinia http://psr2020.galirpinia.it/  e qui il percorso fatto dal Gal Cilsi http://www.galcilsi.it/new/category/news/ ) sono state ripudiate da buona parte dei Comuni che le avevano costruite e adottate in Giunta in nome di una sterile “contiguità territoriale”.
Questo criterio infatti è la motivazione che si trova nelle delibere dei Comuni che giustificano il “cambio di casacca”  nonostante con questo nuovo organismo non avessero mai parlato o, tantomeno, condiviso strategie per il futuro come fatto con gli altri.

Insomma, per una volta che si era coinvolto davvero il territorio nelle scelte, queste scelte sono state completamente cancellate da un cambio voluto da pochi. Davvero triste.
Ciò dimostra, per l’ennesima volta, che alla base del nostro territorio non ci sono gli obiettivi, i progetti, i risultati e la meritocrazia. I cittadini meno decidono meglio è.
Ora non resta, per tutti i Comuni che hanno cambiato dirigendosi verso il Gal “I sentieri del buon vivere”, che leggere la loro strategia condivisa (di cui però non trovo traccia sul sito http://www.sentieridelbuonvivere.it/)  e adeguarsi a cose che hanno scritto altri a cui l’Alta Irpinia non ha contribuito.

Ciò significa, per Caposele ad esempio, niente più Distretto Rurale delle Acque.

Ennesima prova di un territorio che non ha le buone prassi europee nel DNA, ne tanto meno costruisce progetti di territorio a lungo termine condividendo obiettivi con chi il territorio lo vive. 
Siamo solo capre, pronte a sacrificare faticosi passi avanti in nome di un solo nome.
Che poi la partita è ancora da vedere, perché la Regione Campania finanzierà solo 3 Gal in Irpinia (forse questo pochi lo hanno detto).

In bocca al lupo a Lioni, Caposele, Calabritto, Senerchia, Bagnoli Irpino, Nusco, Castelfranci, Cassano, Torella dei Lombardi e Teora, alle prese da domani con una nuova sfida. 


Si discute e si parla di turismo con il territorio, finalmente.

Da sempre ritengo che per poter fare turismo è necessario ascoltare le esigenze del territorio e costruire dei piani partecipati per la definizione delle strategie e delle azioni da intraprendere, sulla base dei suggerimenti e delle richieste degli operatori, di chi il turismo lo fa quotidianamente.

Per anni appelli di questo genere sono rimasti inascoltati e i piani turistici (quei pochi fatti) sono stati costruiti dall’alto, redatti da consulenti più o meno bravi, e calati sulle realtà senza ascoltare chi il turismo lo fa e costruisce ogni giorno. Piani, tra l’altro, anche non attuati, disattesi e rimasti carta.
Ora, dopo anni di fondi europei utilizzati in maniera discutibile con scarsi risultati in termini di sviluppo, finalmente qualcuno ha deciso di ascoltare i fabbisogni del territorio per individuare le azioni giuste da intraprendere, prima di spendere risorse inutilmente.

Mi viene da dire, meglio tardi che mai, e visti i risultati del passato  (tendenza al calo di presenze turistiche in Provincia di Avellino pari al – 10% annuo, dati Camera di Commercio 2014) speriamo in una svolta.
L’iniziativa, lodevole, è di tutti i Gal (Gruppi di Azione Locale) della provincia, che in questi mesi stanno incontrando a vario titolo e con vari temi, le differenti realtà di tutta l’Irpinia, impegnati in una campagna d’ascolto interessante.
É il caso anche del Gal Irpinia che venerdì 15 sarà a Caposele per l’ultimo degli incontri destinati agli operatori turistici del territorio (tutte le date qui http://psr2020.galirpinia.it/).

Questa è davvero un’occasione più unica che rara per tutti noi, perché l’obiettivo è arrivare a costruire una strategia di sviluppo locale condivisa con una serie di incontri volti a raccogliere i fabbisogni del territorio, e in particolare, scrivono sul sito ufficiale: “Incontreremo le associazioni del territorio impegnate nell’attivazione di percorsi turistici e capiremo insieme quali strategie definire per migliorare la conoscenza del territorio per aumentare la consapevolezza delle nostre potenzialità. Grande attenzione sarà riservata all’analisi delle caratteristiche salienti del territorio per intraprendere azioni di tutela e conservazione come elemento di attrazione turistica”.

É l’occasione per il nostro territorio di proporre e palesare le proprie esigenze e i propri fabbisogni (il modulo per iscriversi è qui) e costruire il percorso di sviluppo necessario ad accrescere il settore.

Io, dal mio canto, porterò queste proposte:

– necessità di analizzare il fenomeno turistico, finanziare uno studio approfondito e serio sulla tipologia di domanda, sul numero dei turisti e sui flussi turistici;

– avviare percorsi di innovazione sociale legati allo smartrural, attraverso l’uso combinato dell’agricoltura e del digitale, anche attraverso quello che ho scritto qui;

– puntare sullo sviluppo delle esperienze turistiche più che sulla costruzione del brand (purtroppo Irpinia è uguale a terremoto nella percezione comune e di difficile miglioramento come brand).

Dobbiamo costruire e vendere esperienze al turista del futuro (quello delle 5i, per dirla con i termini di Ejarque) che oggi è: innovatore, sempre alla ricerca di esperienze nuove, non ama ripetere gli stessi viaggi e andare negli stessi posti, informato, perché sceglie la destinazione, l’albergo o il servizio dopo aver raccolto informazioni e confrontato proposte differenti, impaziente, perché la velocità del web e la facilità d’uso degli smartphone lo hanno reso insofferente all’attesa, illuso, perché per lui la vacanza rappresenta un sogno, carico di aspettative, infedele, perché desidera vivere esperienze diverse, sempre alla ricerca di novità.

– fare un piano di comunicazione che punti per l’80% sul digitale, su una comunicazione diversa.

A venerdì, per la ri-volta buona.

Borgo di Quaglietta, ecco i miei (modesti) piani di gestione e marketing.

Non ho resistito e l’ho fatto, ho presentato la manifestazione di interesse per la gestione del Borgo di Quaglietta, anche se le richieste economiche fatte sono impossibili.

L’ho fatto perché è necessario, secondo me, portare al tavolo l’Amministrazione Comunale e farle capire che quei termini non sono giusti, non sono giusti per i giovani, per la Valle del Sele e per la comunità di Calabritto e Quaglietta, che lo sviluppo non si fa così.

Quel Borgo deve vivere e funzionare bene perché se così fosse ci sarà lavoro e prospettiva per un interno territorio e ora con queste condizioni tutti gli imprenditori probabilmente falliranno.
L’ho fatto per cercare di far capire che una possibilità c’è ed è legata al territorio, alle sue competenze e professionalità, alla sua passione, alla fiducia che i politici devono concedergli.
Solo con queste caratteristiche ci potrà essere un vero Albergo Diffuso e questi sono i documenti che dimostrano come può essere possibile.
Proviamo a metterci in gioco cari Amministratori, proviamo a non basare il tutto sui soldi e le casse Comunali da rinforzare, proviamo a sfruttare bene questa (ultimissima) opportunità.
Del resto ho già discusso e scritto, ora l’ho trasmesso con atti ufficiali al Comune attraverso il piano di gestione e marketing richiesti dalla manifestazione.

Eccoli qua:
Piano di gestione
Piano di marketing

A voi la parola.

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