A Caposele per la “matassa” e la quarta tappa del #MyIrpiniaTour

Questa tappa del #MyIrpiniaTour è stata qualcosa di diverso perché era da tempo che mancavo a questo evento pur essendo sotto casa mia. E’ stato diverso perché è stato bello accogliere e mostrare a persone che non conoscevano le qualità e le caratteristiche di Caposele. Allo stesso tempo, mentre scrivo, mi rendo conto che è difficile descrivere con occhi diversi quello che vedi tutti i giorni.
La serata della Sagra delle Matasse era però la serata giusta per farlo: calda, limpida e profumata di matasse che solo qui a Caposele è possibile provare.
Questo piatto, inserito nel prodotti agrolimentari tradizionali (PAT) dalla Regione Campania è qualcosa che solo le sapienti mani delle caposelesi sanno preparare. Il nome deriva proprio dal modo in cui questa pasta viene lavorata, ovvero come una matassa di lana, è una “via di mezzo” tra lo scialatiello e la tagliatella, ma non è nessuno dei due. E’ unica nel suo genere, e sembra proprio che nessun paese limitrofo riesca a riprodurla.

Fase della preparazione della Matassa
Gli amici arrivano alla spicciolata e io ne approfitto per capire bene come quest’anno la Proloco Caposele ha deciso di impostare la serata. Noto immediatamente il cambio di location spostata al centro del paese in Piazza XXIII Novembre rispetto al tradizionale percorso lungo via Roma.
Più spazio e migliore logistica sicuramente, colpo d’occhio meno ad affetto rispetto al passato senza l’orologio del Comune e la Chiesa di San Lorenzo che spicca con il suo azzurro.
Caposele è il paese dell’acqua e del Santuario di San Gerardo, sede dell’Acquedotto Pugliese e la località dove nasce il fiume Sele.
Proprio la presenza di quest’ultimi ne ha caratterizzato la storia e modificato la morfologia nel tempo, rendendolo anche uno dei pochissimi paesi dove il campanile e la Chiesa sono distanti più di 300 metri tra di loro, caratteristica che troviamo nella appena rifatta Piazza Sanità, cartolina irpina di lusso.

Il campanile di Caposele

Attendo l’ormai collaudata compagnia paternese di Antonia e Felicia con le curiose Antonella e Monica da Frigento che non vedono l’ora di assaggiare questo piatto. 

Al loro arrivo, spiego il perché della conformazione della nuova piazza Sanità, la storia dell’acquedotto e mi diverto nel farlo. Apprezzano la nuova fontana mentre ci avviamo verso la piazza dove la Proloco ha preparato la serata.
Nel frattempo mostro corso Europa e parlo di come la matassa viene preparata, anticipo che ci sarà chi potrà farlo meglio di me. 
Matasse e ceci
La piazza brulica di gente e ci avviciniamo subito al tavolo dove una simpaticissima caposelese ci mostra e spiega tutti i segreti della “costruzione” di questa pasta, ci dice che alla fine non è poi tanto difficile; io le rispondo che mia madre, lionese, ci ha messo 30 anni per imparare, lei sorride e continua il suo lavoro. Noi rimaniamo affascinati da tanta maestria.
Vivere questi attimi mi fa sentire bene, sono a mio agio e il mio paese risponde egregiamente. Ordino due piatti di matasse, uno al sugo a l’altro bianco ai ceci, per assaggiare entrambe le ricette. 
A porgermeli è Concetta Mattia presidente della Proloco di Caposele che saluta Antonella sua “collega”, scambiano due rapide battute e via al tavolo, con vino al seguito ovviamente. Non siamo a Castelfranci o Taurasi ma anche il vino se la cava. 
Antonia fotografa curiosa i piatti, tutti gli altri mangiano di gusto: sembrano apprezzare. Io gli spiego che secondo me la migliore ricetta è quella bianca con i ceci, che io amo di più perché esalta maggiormente le qualità della pasta. 
Io e Monica
Scattano selfie a volontà in piazza, foto ricordo fatte da compaesani, domande sul Santuario e sulle caratteristiche di questo piatto. Un tappa tranquilla e conosciuta che ho inserito per permettermi di osservare la mia comunità da una prospettiva differente, che alla fine mi ha reso consapevole che possiamo lavorare su molti elementi che gli occhi di altri ragazzi mi hanno fatto notare.
Alla prossima tappa, probabilmente Taurasi. 
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