Taurasi è wine, quinta tappa del #MyIrpiniaTour.

Sapevo che sarebbe successo, sapevo che l’avrei trovato e che me ne sarei sorpreso. Un luogo dove l’Irpinia si esprime bene per uno dei suoi migliori prodotti e per delle caratteristiche che possiamo trovare solo qui: a Taurasi ci sono molti elementi caratteristici e spero di poterlo dire ancora durante questo tour.
Taurasi è un bellissimo piccolo borgo a pochi km dalla città di Avellino, con un centro storico che il terremoto ha toccato poco, uno splendido castello che si presta in maniera ottimale a presentare quello che uno dei DOCG più apprezzati d’Irpinia: il Taurasi per l’appunto.

Parte del castello.
Un borgo che a girarlo sono necessari 5 minuti quando non ti fermi a osservare i particolari che lo caratterizzano, i vicoli, i portali e i balconi che in pochi paesi irpini riesci a trovare in queste condizioni, colori e luci. Ho visto un paese e un centro che in Alta Irpinia non c’è, colpa del terremoto purtroppo.
I km che questa volta mi separano dalla meta sono stati tanti, ben 54. Sono fatti di tantissime curve e quasi un’ora di viaggio, elementi che fin ora mi avevano fatto desistere nell’andare a vivere la fiera enologica, famosa anche oltre regione.
Il viaggio è stato piacevole e veloce in compagnia di Antonio e Gerardo attraverso Lioni, Sant’Angelo del Lombardi, Castelfranci, Paternopoli fino a Taurasi, parte dei paesi che separano Caposele da questo luogo.
La grandiosità dell’evento è visibile e immediato, la confusione anche. L’obiettivo della serata è scoprire cosa rende speciale questa fiera partendo con il bicchiere di vetro al collo.
Non passa molto e i primi acquisti agli stand non tardano ad arrivare. Taurasi 2007 DOCG, Aglianico del 2012. L’amico Antonio e l’amica Antonella hanno buon gusto, le cibarie preparate da Felicia accompagnano il tutto, la serata promette bene.
Dopo aver sorseggiato i primi bicchieri assaporo tutto il gusto di questo ottimo vino e la curiosità di entrare nei dettagli della festa cresce sempre di più, parallelamente alla salita che ci aspetta per arrivare al borgo. La taranta condisce la serata e gli stand colmi di folla colorano i due lati della piazza, avanziamo a fatica. Sono sempre più curioso di vivere il centro storico. 
La folla.
Passati sotto il porticato che inaugura il nostro ingresso, sulla destra ci aspetta la fiera enologica nel cortile del castello, ai lati la descrizione di tutti i comuni che rientrano nella produzione del Taurasi con una dettagliata descrizione dei vini e delle zone produttrici, sono più di dieci e questa cosa mi sorprende un bel po’.
Un’occhiata in giro, qualche domanda di curiosità agli esperti, incontri casuali di persone che non vedevo da tempo, piacere immenso nel reincontrarli e sorrisi  sfacciati sempre muniti di buon vino.
Decido che è l’ora di addentrarmi nei vicoli da cui provengono odori, suoni e colori che affascinano, alzo gli occhi e vedo una vecchietta affacciata al balcone che osserva felice. Un cartello “angolo del paradiso” attira la mia attenzione in un vicolo, sempre sulla destra. Decido di seguirlo e mi ritrovo davanti a numerosi prodotti tipici, ancora vino, una vecchietta seduta con cui facciamo una foto. Sono divertito, curioso, felice delle scoperta di questo piccolo borgo. 
Il borgo.
Giriamo velocemente intorno, tra gruppi musicali che suonano, ragazzi che ballano, bottiglie che volano, panorami che ci seguono. Il borgo è aperto a tutti, cantine che si concedono ai visitatori, prodotti tipici che vengono serviti ad ogni angolo, vicoli che ti guidano senza difficoltà, è un bel mix di vivacità e tradizione.
La serata scorre velocemente, vuoi per la compagnia, vuoi per tutto ciò che osservo in pochi secondi, vuoi perché alla fine il Taurasi si lascia bere facilmente.
Finiamo per arrivare sotto al palco a ballare pizzica tra troppe persone che non riescono a divertirsi nella maniera giusta, mezze risse e troppi spintoni, note stonate di una serata che comunque è stata interessante.
Sinceramente mi aspettavo però più ordine, più percorsi degustativi, più sommelier, attenzione alle specificità territoriali e meno provoloni impiccati che sono tipici dell’Alta Irpinia. Non sono riuscito a cogliere cosa qui viene veramente prodotto di tipico oltre al vino, probabilmente non c’è.
Tutto sommato però, Taurasi è stata una bella scoperta. 
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