pubblicato su io ho un sogno Blog
La domanda di cui sopra è una questione senza ombra di dubbio molto complessa, perché include una serie di interventi a tutti i livelli. Bisogna iniziare ad operare credendo realmente nel settore turistico e mettendolo realmente al centro di ogni politica, ma sopratutto smetterla di considerarlo un hobby e una materia di secondo piano.
Il settore deve realmente diventare la ragion d’essere di tutti gli interventi in tutti i settori, dalle infrastrutture alla formazione, dalle politiche ambientali fino al mondo del lavoro, il terzo settore e le liberalizzazioni, utilizzando le parole d’ordine: unità e rete.
L’Italia turistica deve essere una sola.
In primo luogo inizierei con degli interventi in ambito legislativo, dalla Costituzione. Comincerei con il rivedere il titolo V della Costituzione che ha demandato la materia turistica alle Regioni, contribuendo a rendere l’immagine italiana all’estero frammentata. Ogni Regione si promuove da sé e contribuisce a veicolare un’immagine all’estero frammentata, confusa e senza obiettivi.
La riforma ha contribuito a rendere confusa e differente la legislazione regionale in materia di strutture ricettive, di professioni turistiche e di standard di servizi. Ad ogni regione la sua legge, diversa e che differenzia il prodotto Italia, in Italia.
Massimo Bray. Ministro del turismo, dei beni e delle attività culturali |
Bisogna centralizzare la materia turistica, con strategie e obiettivi definiti a livello nazionale per poi individuare le azioni da intraprendere per ogni regione, provincia e comune (basta vedere fiere internazionali con tutte le regioni presenti, o il comune “tal dei tali” che nessuno conosce a San Pietroburgo). Dobbiamo evitare che ci siano differenze di immagine (l’unica immagine da promuovere è quella dell’Italia), di percezione della qualità dei servizi differente. Un hotel a tre stelle deve avere gli stessi standard in tutta Italia. La qualità dei servizi deve essere percepita ugualmente ovunque.
Dobbiamo rifondare il Ministero del Turismo e avere un’unica agenzia nazionale per la promozione del prodotto Italia, che si chiami ENIT o altro. Abbiamo necessità di regolamentare le professioni turistiche e di puntare sugli specialisti del settore: mai più abusivi del settore, ma professionisti che conoscono il loro mestiere. Evitiamo ingegneri in posti chiave, diamo peso alle classi di laurea nel settore turistico nei concorsi pubblici, togliamo i politici riciclati dalle poltrone turistiche fondamentali. Dobbiamo credere in chi ha studiato e vissuto questo settore.
Infine diffondiamo la cultura dell’accoglienza nelle future generazioni, insegnamogli il territorio, facciamoglielo tutelare e promuovere sempre ed ovunque, in ogni momento della loro giornata. Introdurrei la “materia dell’ accoglienza” nelle scuole.
Ancora, creare le infrastrutture, sopratutto strade e le ferrovie, i servizi turistici di base nei comuni. Credo siano completamente inutili gli aeroporti ovunque, il nostro è un paese piccolo, non ne ha bisogno. Di aeroporti chiusi ne ho visti già fin troppi. Facciamo in modo che i soldi vadano principalmente ai comuni per Ia realizzazione dei servizi turistici essenziali, che si creino delle partnership pubblico-privato per questo.
Insomma, dobbiamo fare davvero rete! Gli operatori turistici devono smetterla di farsi la guerra e lavorare insieme per la promozione della località, per l’elevazione della qualità dei servizi del territorio, insieme con le istituzioni e il terzo settore.
Insieme è meglio e più economico. Un territorio come quello italiano deve unirsi e promuovere le infinite qualità che ha. Ogni settore deve attrarre turismo, dall’artigianato alla gastronomia, passando dai trasporti fino alla formazione, e dobbiamo integrarli, promuovendo nel mondo l’italianità.
Ministro Bray, la trovo in accordo con me?