“E’ ora di ricominciare” mi sono detto dopo mesi di impegni e inattività narrativa…. Ricominciare a viaggiare tra l’Europa e l’Irpinia per invitare i nostri lettori a riflettere su fatto che il mondo è essenzialmente piccolo e che esserne malati tuttavia è un bene.
Ora però non starò qui a raccontarvi un’altra località magari affossando Bucarest con un solo est…, voglio ricominciare deliziandovi su temi differenti, perché credo sia utile per tutti voi riconoscere i sintomi della necessità di viaggiare, conoscere chi ha creato tutto ciò, cosa si prova a vivere qualcosa di intangibile e le sensazioni che ti avvolgono nel post. Ma soprattutto quando il viaggio diventa una malattia….
Scoprire località, infatti, è come essere contagiati da un virus. Le pillole che prendi rappresentano gli elementi del viaggio e ogni nuova pillola una sensazione da riprovare.
Chi viaggia lo fa sostanzialmente per due motivi: per lavoro o per svago, per leisure direbbero i tecnici. Noi lavoriamo su chi si ammala di mondo… appunto quest’ultimi. Noi, operatori o medici del turismo, ci lavoriamo con questa malattia.
Il viaggio inizia sempre con delle pagine bianche…. Vuote e costituire solo di prospettive che non conosciamo e che prevedono la sensazione di riempirle con qualcosa che non vediamo, che è bianco, appunto. Candido e immaginato pronto ad essere colorato.
La nascita e lo sviluppo del bisogno del viaggio è quindi la prima pagina di un diario che vuole solo essere riempito di colori, parole che noi abbiamo ben in mente. Chi sente questa necessità la avverte dentro, oppure qualcuno ve la ficca, andando a regalarvi quella prima pagina bianca attraverso un’esperienza, un racconto, una pazzia vissuta.
A quel punto, ogni buon leisure che si rispetti colora la seconda pagina di rosso, fatta di motivazione, forte e intensa, che tu vuoi necessariamente soddisfare come fossi un vampiro assetato di sangue… caldo e rosso appunto.
La motivazione è il primo sintomo della psicologia inversa del viaggio: più ingoi pillole, più ti ammali.
Quella malattia che all’inizio combatti con pillole di sicurezza fatte dalla tua camera da letto, di pasti caldi della famiglia, di spaghetti e pizza comuni nella tua vita. Queste pillole ti aiutano a non far avanzare la malattia, l’antidolorifico per un virus che non muore ma che costantemente resta. E tu, nella pagina rossa del tuo diario ormai lo hai scritto….. di essere stato contagiato.
A quel punto il virus che hai provato a combattere a suon di pillole ti invita a riempire le pagine colorate del tuo diario e controllando la tua mente, ti porta a pensare che è ora di provare un’altra medicina, risolutiva magari. Una pillola di un altro paese, che non sia fatta di spaghetti, ma magari di tortillas… la malattia però non riesci a combatterla, ti rendi conto che le pillole forse non sono l’antidoto. Nonostante ciò cerchi disperatamente nuove pillole che possano aiutarti a ritornare alla tua pagina bianca, ma ormai sei pronto a colorare il tuo diario di tante pagine verdi…. quelle dei viaggi: sei malato davvero a quel punto.
Riesci ad avere un lieve sollievo dal male solo dopo che hai provato differenti pillole, quando hai l’illusione, dopo l’ennesima ricerca disperata di soluzione alla tua malattia di esser guarito: è la soddisfazione di essere riuscito a provare qualcosa di nuovo, differente dalla solita pillola antidolorifica.
Quella soddisfazione allevia per breve tempo la tua malattia di mondo, ma inevitabilmente, il virus che ti ha contagiato è in te e ti spinge nella ricerca della prossima pillola, che magari, pensi, ti può guarire. Ma non è così. Cercherai sempre pillole differenti non guarendo mai….. una volta contagiato di mondo.
La pillola della soddisfazione è successiva alla pillola della motivazione infatti: quanto più grande è stata l’aspettativa, tanto più grande sarà la soddisfazione nel aver realizzato il tuo viaggio e ingoiato quella pillola.
Il diario della tua malattia poi si riempie di un’ultima pagina nera, fatta di quella sensazione che ogni malato di mondo ha quando torna ai propri spaghetti, è li che pensi che le pillole di casa propria basteranno per tenere buono il virus per un po’: sono le pillole della solitudine del dopo.
Ma prima o poi il virus ritornerà a chiederti di ricercare un’altra pillola, e invitarti a riscrivere le pagine verdi del tuo diario, quelle che ognuno di noi per guarire dalla malattia dovrebbe avere con se.
Essere malati di mondo comporta che ad un certo punto non puoi non curarti e le pillole che trovi in giro sono l’unico modo per farlo… e quindi rinasce la motivazione, pagina rossa. E riparti verso nuove pillole, nell’affannosa ricerca della guarigione dalla malattia di mondo semplicemente non guarendo mai…. Pensateci se non è così!