Meglio il turismo nostrano? Lucca.

pubblicato su Selacapo.net

Troppe volte nello scorrazzare nel mondo andiamo a sottovalutare quello che ci circonda, accade con l’Irpinia, ma soprattutto con l’Italia. Prendere l’aereo è emozionante, scendere in aeroporto e sentirsi estranei, diversi rispetto al contesto fa vibrare la pelle, il sentire un’altra lingua è unico, la strana psicologia del viaggio che  ci spinge all’estero è spesso in noi: è voglia di diverso.
L’Italia però riserva sorprese in Irpinia, ma le riserva sopratutto fuori dai grandi centri sovraffollati di giapponesi armati di tecnologia avanzata: vivere questi luoghi diventa magico a volte.
Ѐ ora di provvedere a farvi conoscere anche l’emozione di un treno che vi porta in Toscana, dove ad esempio, se provate a non andare a Firenze, a San Gimignano, a Pisa, a Siena….trovate Lucca, che scommetto dovete cercare su google maps. Fuori dai circuiti del denaro, dei grandi flussi.
Ѐ come se fosse lì e nessun italiano se ne fosse accorto, un gioiellino plastificato dove la tradizione toscana è ad aspettarti, a misura di turista, forse non italiano.

Le classiche mure che avvolgono tutta la “Toscana centro abitato” sono lì a proteggere un piccolo centro storico, dove mancano solo le carrozze e i cavalli a mettere a rischio le tue scarpe nuove. Dalla stazione hai voglia di andare indietro nel tempo, le porte ti permettono di entrare senza difficoltà nella protezione offerta da una costruzione che in passato era la difesa di un popolo. Sono ancora lì, oggi a farti cambiare tempo e proteggerti dal mondo moderno.

Il primo obiettivo in un labirinto di stradine medievali è un infopoint. L’individuazione di un itinerario di tre ore, senza musei, solo aria. La passeggiata sulle mura Urbane permette di avere una panoramica diversa della città: leggermente distaccati ma completamente presi, la sensazione di esserci e di poter dominare un labirinto complicato. Prima o poi si scende, decisi ad affrontare un pezzo d’Italia che nessuno al mondo possiede. E’ ora di viverlo.
Il gioiellino si rivela presto: palazzo Pfanner e la sua fontana convincono che il labirinto medievale può essere risolto, dopo un cartina presa all’infopoint è più facile, credi. La prima sensazione scesi nelle mura è di sicurezza: quella che sentono da anni chi vive qui. Il caldo senso di protezione non ti fa sentire nemmeno la pioggia che cade.
Via Santa Lucia ci porta in Piazza San Michele: bianca, intatta, vicina e nel centro. Maestosa come l’avevamo vista dalle mura, il marmo di Carrara bianco che domina si mostra nel suo splendore degli anni.
La Toscana c’è tutta, dall’odore del caciucco al “maremma bucaiola” del vicino. Tutto come se si fosse a Firenze, più piccolo, originale, calmo.
L’obiettivo però è il pezzo forte della città: l’Anfiteatro. Ti aspetti un piccolo Colosseo, un’arena di Verona, lo cerchi e non lo trovi, alla fine ti ci ritrovi nel mezzo: l’ansia di trovarlo non ti ha fatto accorgere che è “Piazza dell’Anfiteatro”. Un circolo di case poste come un tetris in forma circolare, colorate e disegnate da un artista il cui obiettivo era di farti roteare su te stesso nel mezzo di essa senza che tu te ne accorgessi. L’ammirazione per questo pezzo d’Italia è inevitabile.

Liberatesi dall’ipnosi della piazza diventa impossibile vedere la Torre Guinigi, altro pezzo forte indicato all’uscita dall’Anfiteatro. Questo labirinto medievale anche cartina alla mano mette in difficoltà, la torre è incollata alle case, quasi a non voler disturbare, eppure è solo a pochi passi alla tua sinistra, toccarla con mano e sentire la storia delle tipiche famiglie lucchesi che l’hanno abitata per anni è facile, una casa romanico-gotica da dove puoi ammirare la città meglio che dalle mura, se sali.

 Godersi la bici che quasi ti investe sorridendo, perdersi e ritrovarsi in “Vicolo della Felicità”,  sentirsi felici davvero e volerci restare a vita in quell’attimo, ritrovarsi e arrivare alla Torre delle Ore, bella, chiara e padrona della sua piccola piazza, con l’orologio a ricordarti del tempo che passa veloce: Lucca è così. Le strade del centro sono affollate, strette, scure, vivaci come un centro turistico normale, dove però a dominare sono gli stranieri.
Mi chiedo se la maggioranza degli italiani conosca questo posto e perché la maggioranza degli stranieri ci viene, ma la risposta l’ho già trovata. Il centro brulica, ti fa sentire vivo e leggero mentre la Cattedrale di San Martino ti appare. I porticati aggiunti poi e il campanile che la sovrastano, manifestano lo stile tipico dei monumenti toscani, stranamente uguali ma sorprendentemente diversi. Ogni volta una bocca spalancata, occhi sbarrati, sia dei giapponesi che degli americani; gli italiani sono abituati. All’interno l’ultima cena del Tintoretto, quella di Leonardo spero sappiate dove sia.
A questo punto l’uscita è dietro l’angolo, stranamente facile, il ritorno alla modernità anche. La stazione pronta ad aspettarti per la prossima destinazione italiana o straniera che sia, ma sicuramente con la convinzione che forse vale la pena anche di non prendere l’aereo ogni tanto.
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