E’ partito il #MyIrpiniaTour. Copiando e non programmando da Gesualdo a Castelfranci.

L’idea del #MyIrpiniaTour è abbastanza semplice e nasce veramente per caso. 
Dopo essermi reso conto che conosco troppo poco questa terra (se non l’Alta Irpinia e la Valle del Sele) ho deciso che è venuta l’ora di riuscire a vivere molto di più la mia Irpinia in maniera viva e intensa e di raccontare l’esperienza vissuta nel miglior modo possibile, di parlare delle persone, dei luoghi, delle tradizioni e soprattutto dei vini e dei prodotti tipici. 
Tutto in questa estate 2014.
E’ chiaro che tutto nasce sulla falsa riga della delusione personale per la mancata partecipazione al #mypugliaexperience ed un po’ ne è una “copia”. Ma mi sembra così interessante l’idea di passare questa estate in giro per l’Irpinia che non posso non andare avanti, ma sopratutto non è assolutamente concepibile che non conosca molte cose della mia terra, anche quelle negative.
Dunque si parte, anzi si è già partiti, ieri sera.
Il calendario per ora è questo ed è definito sulla base dei primi suggerimenti giunti dalla rete e non, dalle curiosità personali e dalle curiosità che molti di voi mi hanno stimolato. Integrabile da tutti e sicuramente modificabile:
– Parto da Gesualdo, “Terrazze Mattioli e Giardino Pisapia”;
– 5 Agosto Morra De Sanctis, “Sagra del Baccalà”;
– 6 Agosto Frigento, I “Panorami” – Pizzilli e Tammorre; 
– 16/17 Agosto Taurasi, “Fiera Enologica di Taurasi”;
– 18 Agosto Montemarano, “XXXII Festa del Bosco e dell’Emigrante”;
– 19 Agosto Quaglietta, “Sagra dello Zenzifero”.

Quello che so è che riserverà sorprese, come ha subito fatto. 

Saperi e Sapori

Ieri sera è partita un po’ così con l’idea di arrivare a Gesualdo e godersi la terrazza del bel Castello per l’anteprima di Saperi e Sapori, in compagnia dell’ottima Antonella Abbondandolo, presidente della Proloco Frigentina, conoscitrice approfondita del territorio e sempre “armata” di ottimi prodotti tipici on the road, nel cofano della sua Fiat Bravo. 

Gesualdo infatti è un borgo irpino famoso perché è stata la residenza di Carlo Gesualdo, madrigalista. L’anteprima è interessante ma troppo lenta per i nostri gusti, all’interno di una cornice di terrazze molto suggestiva, con il castello che protegge alle spalle. Si gusta ottimo vino a prezzi abbordabili con buona musica, ma decidiamo di cambiare. Arrivano segnali da Castelfranci, sembra esserci un po’ di Rock on The River. 
Scorci del Calore

Antonella però mi propone, prima di andare, un rapido tour intorno al castello, ancora non completamente ristrutturato ma davvero imponente, da visitare di giorno. Mi racconta che qui è un pienone di gente tra i 19 e il 22 agosto, quando si svolge il Saperi e Sapori vero, ormai quasi alla decima edizione. E penso in quel momento che il #myirpiniatour debba essere integrato con questo evento. 

Il paese si presenta veramente bene, curato anche nei dettagli tranquillo e raccolto intorno al centro storico. Discutiamo di come questa terra abbia tante potenzialità non espresse, ma che sopratutto ci sono troppe feste della birra e che ci vorrebbe una legge provinciale che le proibisca a favore delle feste del vino. Tutto mentre sorseggiamo un Beck’s ai piedi delle scale dell’ingresso del castello (un po’ in contraddizione). 
A quel punto i segnali da Castelfranci si fanno più forti, uniscono al rock lo splendido vino castellese che farebbe coppia con la soppressata frigetina nel cofano della già citata “Bravo” di Antonella. Decidiamo allora di andare, scendendo la lunga scalinata che caratterizza Gesualdo.
Tra le curve fino a Castelfranci, discutiamo del più e del meno, di progetti e idee (come mio solito), della necessità di ritornare alla terra. Dibattiamo sul come questi paesi torneranno indietro e sulla necessità di più internet e digitale. Velocemente arriviamo al fresco del Calore (il fiume) di Castelfranci. Nemmeno il tempo di capire dove siamo, chi si esibisce sul palco che Luisa, in compagnia di Marica arriva dicendoci che non bisogna perdere tempo, ci carica di vino e ci indica i tavoli. La serata si prospetta buona. 
La location è di tutto rispetto, il rock in sottofondo anche, notiamo subito che in basso c’è un gran bel posto dove arrampicarsi e sbirciare angoli nascosti di questa località Castellese.  
Dopo qualche bicchiere del sempre ottimo vino di “Castiello” e della buonissima soppressata mangiata in compagnia di chiunque, tra Felicia, Lucrezia, Luca, Francesco e tanti altri decidiamo che è possibile fare il salto nel fiume. 
Colori del Calore

Ci arrampichiamo e le foto sono delle più assurde, ma anche lo spettacolo non è male. Salti d’acqua misti a luci ci fanno scoprire un luogo che non pensavamo potesse avere queste caratteristiche. Eppure penso che di giorno sia ancora meglio, sicuramente potremo pensare di ritornarci in un pomeriggio di questa estate, anche se non si sta presentando caldissima. Metto l’appuntamento nella check list delle cose da fare. 

Risate e sorrisi, pensieri e curiosità sul posto chiudono una serata che, oltre alla musica in sottofondo, mi ha portato a trovare un angolo irpino di tutto rispetto, oltre a prodotti di questa zona che ho già citato troppe volte: è evidente che mi sono piaciuti? 
Le premesse per il #MyIrpiniaTour sono più che ottime, e a quanto pare, non so come continuerà e dove arriverà, né per dove passerà. 
#Followme. 

(Il dossier). La “reputazione turistica” di Caposele. Dal web ai Social Network.

Quello del turismo è sempre un argomento ostico e in continua evoluzione, soprattutto quando si parla di presenza online e di gestione dell’immagine di una destinazione, di web e di strategie di marketing. Ma per affrontare i problemi e cercare di risolverli, è fondamentale analizzare la situazione di partenza per poi procedere con le opportune azioni correttive e le giuste strategie che possano portare a dei miglioramenti.
Per cercare di avviare una discussione in merito, su Io ho un Sogno, ecco il rapporto in merito alla presenza e alla reputazione online del Comune di Caposele sotto il profilo turistico. Il rapporto è un’analisi dettagliata sia della presenza online dei profili istituzionali turistici gestiti dal settore pubblico, sia della presenza degli operatori privati, in particolare di quelli che non si limitano al settore della ristorazione, ma che operano anche nel settore alberghiero. In particolare, nella prima parte, il rapporto si focalizza sull’indicizzazione dei singoli siti web su Google rispetto a differenti parole chiave. Nella seconda parte, invece, l’analisi si è concentrata sulla presenza e sulle modalità di gestione dei differenti Social Network e di TripAdvisor.
Al termine del rapporto vengono proposte piccole soluzioni e si spera, in questo modo, di poter iniziare un percorso di discusisone con tutte le parti interessate, su un tema che diventa sempre più importante per il mondo del turismo.
Leggi l’intero RAPPORTO <- qui.

#MyPugliaExperience quando è l’hashtag che promuovere un territorio

La Puglia non è nuova ad ottime iniziative di marketing turistico basate su idee semplici e coinvolgenti. Un regione che negli ultimi anni ha esploso le sue presenze turistiche, grazie sopratutto ad una serie di iniziative molto efficaci unite ad un territorio unico e ad un’ottimale capacità di internazionalizzarsi attraverso l’uso combinato dei social network, di Twitter e dei suoi strumenti.
Conosciamo bene la forza dell’hashtag e le sua capacità di aggregare storie, argomentazioni e esperienze, e con il contest #MyPugliaExperience il settore Promozione della Regione Puglia ha mixato tutto ciò.
L’iniziativa pensata è estremamente semplice e già alla seconda edizione. Prendere 8 paesi (Italia, Austria, Belgio, Germania, Francia, Olanda, Regno Unito e Svizzera), tre itinerari pugliesi (arte cultura e tradizioni, mare, sport e natura, musica tra sacro e profano) e selezionare 24 ragazzi di diversa nazionalità per sguinzagliarli sul territorio a fare foto, video, scrivere e raccontare della loro esperienza a tutto il mondo, attraverso se stessi e i loro profili social.
La prima prova da superare era la votazione online. Gli aspiranti storyteller dovevano iscriversi al contest e farsi votare sul web.
La votazione è durata un mese su una piattaforma dedicata e ha fatto volare i “mi piace” sulla pagina Facebook di ViaggiareinPuglia; bisognava infatti arrivare tra i primi dieci facendosi votare dai propri amici e conoscenti, ma per farlo era necessario cliccare sul fatitico pollice blu rivolto verso l’alto della pagina di promozione turistica regionale.
I mi piace chiaramente sono aumentati con fan da più parti del mondo, e questo è stato già il primo vantaggio acquisito. Un vantaggio quasi gratuito, con target molto giovanile su cui puntare per le prossime campagne promozionali.
Ma il punto forte dell’iniziativa è proprio in questa settimana, dove la #MyPugliaExperience si svolgerà, essendo partita oggi. I ragazzi scelti durante questi giorni racconteranno della Puglia e ne mostreranno, molto probabilmente, aspetti che difficilmente si riescono a cogliere da cataloghi o brochure varie.
Innescheranno la forza dell’hashtag ufficiale scelto, #MyPugliaexperience appunto, e attraverso le loro avventure vedremo tutte le bellezze pugliesi in bella mostra sui social network, oltre che nella sezione “instadiares” del portale (qui https://mypugliaexperience.eu/#).
Il tutto seguendo non solo i canali dei ragazzi, ma sopratutto quelli ufficiali di www.viaggiareinpuglia.it.
Sapremo a breve quanta forza c’è dietro all’hashtag e allo storytelling che ne seguirà, ma l’operazione è già ora un successo.

Twitter testerà la forza di questa iniziativa, vedremo quest’hashtag in tendenza? Credo di si.

Questa Bruxelles, centro dell’Europa e di tutto.

Non è che non voglia più scrivere di viaggi, ma questa volta Bruxelles è stata fantastica ed è proprio l’occasione giusta per riprendere questa rubrica e questo progetto, anche se il tempo a disposizione è sempre meno, e i viaggi sempre più. Dall’Europa all’Irpinia andata e ritorno, questo è il filo conduttore di questa sezione che allora voglio riprendere ripartendo dall’Europa e dalla sua capitale: Bruxelles.


Poi le Pigeon, casa dei pittori abitata da Victor Hugo, La Luove, le Cornet, le Renard, edifici in circolo tutt’intorno alla piazza. Bisogna solo scegliere. Bruxelles infatti è una piccola e “pericolosa” scatola di cioccolatini nel vero senso della parola. La cioccolata, la birra belga, le cozze e le istituzioni europee i gusti da provare. Dopo la piazza che hai trovato facilmente diventa inevitabile cercare un bimbo, quello che hai visto in molte bacheche delle case dei tuoi parenti, simbolo indiscusso della città: il Manneken Pis. Tutti pensano sia una statua al centro di una piazza da trovare in un secondo, ed invece la sua ricerca sarà una vera e propria caccia al tesoro. Per trovarlo perciò ti servirà un po ‘di fortuna, quindi conviene strofinare la mano sulla statua di Everard ‘t Sercleaes, si dice porti fortuna sotto i portali, in un vicolo della Grand Place in cui ti infilerai.

Questa è la capitale di tutti noi, tutti noi dovremmo visitarla un po’ come La Mecca europea, non degli euro-scettici però. Qui l’Europa la respiri per davvero non solo perché il clima è tutti i giorni quello di una città che ruota intorno alla bandiera blu a 12 stelle, ma sopratutto perché qui ci trovi tutti i 28 paesi che compongono questa Comunità. In strada, mentre passeggi verso il centro ti rendi conto di esserti catapultato nel mondo della diversità unita che si mischia con lo stupore che la città ti trasmette. Arrivato non puoi perderti, la Grand Place è al centro, ti aiuta ed essere trovata.
Dall’alto dei sui 90 metri San Michele che uccide il drago ti guida come una stella cometa, ed è la prima cosa che vuoi vedere, inspiegabilmente e velocemente, con le tue gambe che vanno li da sole. E quando ci arrivi non puoi che notare le bocche aperte dei turisti e gli occhi sbarrati dietro le macchinette fotografiche di chi c’è, nella piazza più bella d’Europa probabilmente: la Grand Place.
La piazza è un insieme di edifici incantevoli che a ruotar intorno per vederli gira la testa, noti subito il palazzo principale asimmetrico con la torre centrale che in realtà non è al centro, con il lato sinistro del palazzo più lungo di quello destro, risultato del lavoro di un architetto che poi ha fatto una brutta fine, ma che oggi è ricordato per questo anche se il nome è sconosciuto. I colori che ti girano nelle orbite degli occhi quando sei al centro della piazza ti gireranno per un bel po’ nella mente, provando a convincerti che quando sarai a casa non potrai più cancellare quelle immagini dal tuo cervello.
parlamentarium
Dopo svariate richieste di aiuto, tra mappe, domande e tabelle, lo troverai in un angolo, sorridente a sbeffeggiarti con il suo sorriso sarcastico, lì dove lo hanno trovato a fare la pipì durante un’incendio che colpì la città qualche anno fa. E se sarai resterai enormemente deluso.
Ma Bruxelles è sorprese in continuazione, sorprese di sapori che le migliaia di birre nascoste nei pub ti possono riservare tra quattro mura tappezzate di sottobicchieri o vassoi, quelle dei migliaia di gusti che puoi trovare nelle cioccolaterie, ma sopratutto sorprese dagli incontri ai banconi che puoi fare in ogni istante con qualsiasi tipologia di nazionalità, spesso lavoratori negli uffici parlamentari. Bruxelles è infatti l’Europa in ogni senso. Quindi non si può non passare per la città europea dove puoi vivere e vedere tutto sulle istituzioni blu.
Una vera e propria città istituzionale dove gente in cravatta discute in tante lingue diverse, dove anche l’aria che respiri sembra voglia dirti che in queste sedi si sta costruendo qualcosa di grande per il nostro continente, che sta garantendo da decenni pace e prosperità ad un territorio martoriato dalla guerre nella storia. Il Parlamento Europeo è facilmente accessibile, tutte le bandiere infilate in ordine alfabetico in lingua madre di ogni paese un’emozione da fotografia. Il Parlamentarium poi, un museo altamente interattivo che ci racconta come siamo arrivati ad oggi a mettere insieme 28 paesi diversi. Qui potresti facilmente perderti tra i curriculum dei parlamentari e tra i migliaia di video che raccontano questo straordinario processo, immerso in un blu che sembra darti alla testa, in una trasparenze che noi italiani dovremmo apprendere.
Ma Bruxelles è sopratutto l’idea di un mondo che è possibile, un sogno che ognuno deve avere, nel nome di un progetto, pensato da Schuman che io in particolare non smetterò mai di amare. Come ogni buon visitatore di Bruxelles non potrà fare dopo averla vista.
Decisamente destinazione EST EST EST.

Marchio Ospitalità Italiana per le imprese turistiche. Opportunità di promozione.

Ospitalità italiana è un marchio gratuito, volontario e rinnovabile annualmente che enfatizza la qualità del servizio nel settore turistico e della ristorazione. Viene assegnato alle imprese turistiche che ne fanno richiesta tramite le Camere di Commercio di competenza.
Il marchio consente di ricevere tutta una serie di vantaggi in termini di collaborazione e di marketing che il network garantisce oltre che di ricevere un riconoscimento a livello nazionale e internazionale della propria attività.
Per poter accedere alla selezione e candidare la propria struttura al marchio la Camera di Commercio di Avellino ha previsto un iter ben preciso che prevede l’inoltro della domanda di ammissione in forma digitale tramite PEC entro e non oltre il 18 luglio 2014.
Un’occasione importante per tutte le imprese del settore ricettivo e ristorativi (Alberghi, Bed and Breakfast, Ristoranti, Agriturismi con e senza camere) della Provincia di Avellino iscritte nei registri della Camera.
I moduli e le procedure sono presenti sul sito della Camera di Commercio di Avellino:
Ecco il link al sito del marchio Ospitalità Italiana:

Care imprese turistiche, è ora di digitalizzarsi.

La digitalizzazione nel comparto turistico è un processo in atto da anni e sta divenendo un fenomeno irreversibile da cui ogni impresa turistica non può prescindere.
Wifi – reputazione online – siti web mobile e ottimizzazione della propria presenza sul web sono elementi da cui non si può più fuggire ad ogni livello perchè il turista osserva, ricerca e deve trovare le info che cerca, sopratutto sulle strutture ricettive in cui vuole soggiornare.
Finalmente anche il governo se ne è reso conto provando ad incentivare questa tipologia di interventi attraverso l’ultimo decreto legge n°83 emanato il 31 maggio 2014 “DISPOSIZIONI URGENTI PER LA TUTELA  DEL PATRIMONIO CULTURALE, LO SVILUPPO DELLA CULTURA E IL RILANCIO DEL TURISMO”.
Un’ottima occasione per riammodernare le infrastrutture digitali, ma anche per pensare di iniziare a lavorare sulla formazione e sulla strategia di presenza online.
Il decreto, tra le differenti misure prevede infatti un credito d’imposta per la digitalizzazione e l’ammodernamento degli esercizi ricettivi” con l’obiettivo di sostenere la competitività del turismo italiano e favorire la digitalizzazione del settore, in particolare per la ristrutturazione edilizia e l’ammodernamento delle strutture ricettive per le spese sostenute negli anni 2014, 2015, 2016, 2017 e 2018 per un ammontare massimo di 12.500 euro.
In particolare l’agevolazione riguarda interventi su:
  1. servizi di consulenza per la comunicazione e il marketing digitale;
  2. impianti wi-fi;
  3. siti web ottimizzati per il sistema mobile;
  4. programmi per la vendita diretta di servizi e pernottamenti e la distribuzione sui canali digitali, purché in grado di garantire gli standard di interoperabilità necessari all’integrazione con siti e portali di promozione pubblici e privati e di favorire l’integrazione fra servizi ricettivi ed extra-ricettivi;
  5. spazi e pubblicità per la promozione e commercializzazione di servizi e pernottamenti turistici sui siti e piattaforme informatiche specializzate, anche gestite da tour operator e agenzie di viaggio;
  6. strumenti per la promozione del digitale di proposte e offerte innovative in tema di inclusione e di ospitalità per persone con disabilità;
  7. servizi relativi alla formazione del titolare o del personale dipendente ai fini di quanto previsto dal presente comma.
Sono escluse dalle spese i costi relativi alla intermediazione commerciale.
Tutto il decreto lo trovate qui:

Twitter e i musei. Il binomio che funziona


Il settore dei beni culturali e soprattutto dei musei non ha mai amato particolarmente le macchine fotografiche né tantomeno, ad oggi, i social network e tutti i “mezzi di invasione di massa digitali”.

La paura del plagio, la necessità di riservatezza e di tutelare le opere hanno sempre avuto la meglio sulle strategie di marketing online e sulla diffusione della cultura libera tra i comuni mortali.
Ma sembra che Twitter stia modificando questa visione e che molti Musei (e forse molti dei loro direttori) inizino a comprendere le enormi potenzialità del mezzo, principalmente quelle strutture molto piccole.
L’hashtag non sembra più un mostro e differenti iniziative stanno permettendo all’arte e alla cultura di farsi conoscere e di diffondersi, di divulgare le opere presenti all’interno dei nostri musei.
Il coinvolgimento del pubblico nella promozione e la diffusione di sempre più numerosi eventi e iniziative legate a Twitter e agli altri social network stanno creando nuove opportunità in questo mondo che sembrava di cristallo, avvolto in una tela di protezione rispetto a queste metodologie di coinvolgimento del pubblico.
La prima iniziativa, ideata da Fabrizio Todisco, ha pensato bene di aprire il mondo della cultura in generale e di creare le famose “invasioni digitali” all’interno di tutti i musei che ne avessero aderito, con l’obiettivo di diffondere la cultura attraverso i social network.
Dal 24 aprile al 4 Maggio 2014, infatti, ben 406 strutture e luoghi sono stati invasi da utenti muniti di smartphone o altra diavoleria, che sotto l’hashtag #invasionidigitali hanno catapultato migliaia di opere d’arte, luoghi sconosciuti e pezzi da collezione nel mondo dei social. Hanno aperto il mondo dei musei e non solo a tutti, attraverso il contributo di tutti.
La seconda, invece, curata da Caterina Pisu e Ilenia Atzori, è un’iniziativa ad appuntamenti che prevede visite virtuali in 12 musei italiani affidate ai responsabili della comunicazione, a guide o altri appassionati del museo stesso.
Una modalità di utilizzo di Twitter volta non solo a promuovere i piccoli musei, ma soprattuto a permettere la visita, in modo facile ed alternativo, attraverso il semplice uso di un hashtag ad appuntamenti fissi settimanali. Foto, spiegazioni e curiosità, il tutto attraverso Twitter.
L’ultima, probabilmente la più curiosa, ha visto nascere all’improvviso una serie di profili Twitter legati alle più famose opere presenti nei nostri musei, dai Bronzi di Riace alla Venere di Milo che, a suon di tweet, battibeccano tra di loro tirando fuori anche una eccezionale personalità.
Molti hanno ipotizzato un’operazione di marketing del Mibact studiata ad hoc, che direi ha prodotto interessanti risultati.
Nel twittare queste opere, infatti, generano curiosità, aumentano i loro follower e di conseguenza si autopromuovono, attraverso tanta ironia e sarcasmo.
E’ evidente che qualcosa sta cambiando grazie a questo strumento e che i musei si stanno avvicinando a Twitter comprendendone le potenzialità e riuscendo, anche attraverso queste iniziative, a smuovere un mondo che è ancora troppo bloccato da un “protezionismo culturale” che deve essere sdoganato.
Twitter sta aprendo un mondo all’interno di queste strutture, modificando cultura ma soprattutto, mi auguro, la legislazione e le possibilità di fruizione. I mezzi ci sono e i risultati anche. Attendiamo e seguiamo gli eventi.

Le “Invasioni Digitali” dei musei italiani. Partecipa anche Caposele

pubblicato su iohounsogno Blog

Il Museo di Leonardo a Caposele

Il Museo di Leonardo a Caposele
Un concetto semplice e geniale sta alla base del progetto “Invasioni Digitali” promosso da Fabrizio Todisco dallo scorso anno: quello della condivisione e dell’uso combinato dei social network all’intero del sistema turismo, ed in particolare dei Musei.
Quanto spesso nei Musei infatti troviamo il divieto di fotografare e condividere quell’esperienza? Quante volte vi hanno detto che non si può usare il flash? Quanto vi siete annoiati perché non vi sentivate coinvolti? Perché non poter condividere sul proprio profilo Facebook la foto con la Gioconda? Domande a cui Invasioni Digitali ha deciso di dare risposta.
Il progetto mira a superare quest’insieme di barriere che oggi il mondo museale propone volendo puntare sulla diffusione del patrimonio artistico e culturale attraverso il semplice uso dei social network e della spinta dei visitatori a scattare e condividere.
Fare leva su uno degli elementi principali che è presente in tutte le vacanze di ognuno di noi: quello del condividere le emozioni del proprio tempo libero con gli altri attraverso i social network. Un’intuizione geniale che ha portato in due anni l’iniziativa a diventare di carattere mondiale.
Aprire le porte dei musei ai visitatori digitali può essere, secondo il progetto, la chiave per accrescere la cultura, coinvolgere il visitatore e fruire in modo completo di tutte le potenzialità dell’immenso patrimonio culturale italiano e non.
10269402_10202942478797359_4273259720105891728_nSmuovere le coscienze istituzionali verso una maggiore condivisione del patrimonio italiano, una maggiore apertura dei Musei al mondo digitale, questi tra gli obiettivi del manifesto.
Il successo delle iniziative è assicurato, le 406 invasioni programmate in questi giorni (24 Aprile – 4 Maggio) su tutto il territorio nazionale ne sono la prova. Sicuramente Caposele, che ha deciso di aderire a questo progetto all’interno del Museo delle Macchine di Leonardo domani 1 Maggio, con l’invasione programmata per le ore 10.00, ne trarrà i relativi vantaggi.
Un’occasione da sfruttare per promuovere il nostro patrimonio comunale in maniera assolutamente gratuita su una vetrina che ha respiro internazionale.
Partecipare è semplice: uno smartphone, un profilo Facebook, Twitter, Google Plus, Pinterest, Instagram o altro, voglia di fotografare e condividere insieme con l’hashtag #invasionidigitali su tutti i social network.  Tutto poi sarà visibile qui, oppure qui.

La provincia in ginocchio: se scompare pure l’Oasi di Conza

Pubblicato il 21/03/2014
20131203_conza.jpgIn provincia di Avellino viviamo in emergenza e non è una novità. Non lo è perché da tempo combattiamo contro discariche, inceneritori, chiusure di tribunali, ospedali, ferrovie, funicolari e funivie. Oggi rischia di scomparire finanche l’Oasi di Conza della Campania.
Leggere delle difficoltà economiche in cui versa l’Oasi, dovute alle inefficienze della Provincia di Avellino, fa riflettere sullo stato delle cose e sulle enormi potenzialità sprecate da questa provincia. Il progetto Oasi di Conza è valido e lo dimostrano i fatti, perché in poco più di dieci anni ha raggiunto notevoli risultati: è divenuta un riferimento regionale e nazionale di buona gestione acquisendo una grande visibilità anche fuori dalla nostra regione. Nel 2012 ha vinto il titolo di “Miglior Oasi d’Italia” per il birdwatching e per il buon connubio gestione-conservazione. E’ un punto di riferimento per le scuole di tutta la Campania, arrivando ad ospitare migliaia di bambini ogni anno. Rappresenta un riferimento anche per il soccorso degli animali selvatici in difficoltà nella provincia di Avellino: numerosi sono stati infatti, in questi anni, gli animali feriti recuperati e salvati (cicogne, rapaci, ricci, istrici, volpi, etc.).
Ha ottenuto il riconoscimento nazionale di Centro di Educazione Ambientale del WWF. E’ sempre più meta di turismo, portando un notevole indotto sul territorio anche al di fuori dell’area protetta; nel solo 2013 tale indotto è stato superiore ai 40mila euro, e ciò grazie ai numerosi visitatori che, giunti sul territorio per visitare l’Oasi, hanno fruito delle diverse strutture ricettive come ristoranti ed agriturismi;
ha raggiunto una media di 5mila visitatori l’anno e un numero complessivo di circa 40mila visite negli ultimi 7 anni.
Intanto anche i privati stanno iniziando a pensare di investire nell’Oasi con un progetto di un centro congressi ecosostenible con posti letto e servizi annessi. Allora la riflessione è d’obbligo: questa provincia parla e prova a vivere di una cosa che tutti chiamano turismo e dove tutti vincono elezioni e promettono interventi concreti. Ma di cosa è fatto il turismo? E sopratutto, di cosa ha bisogno una provincia come la nostra per poterlo sviluppare? La risposta è banale e ovvia, perché il turismo è qualcosa legato al territorio e a tutta una serie di servizi che in primo luogo devono essere presenti, e poi anche efficienti. Servizi che devono esistere dapprima per i cittadini e poi per il turista, che tutto sommato, è solo un cittadino temporaneo di un luogo. Un territorio senza trasporti, sanità, servizi di accoglienza, presidi di legalità, perde molta della sua potenzialità turistica. I turisti vanno nei posti dove si possono sentire sicuri sotto tutti i punti di vista.
ob_9b268d_dscn0598E dunque, o ci crediamo, oppure no. Crederci significa che queste situazioni di emergenza devono sparire e che gli investimenti vanno dirottati massicciamente su forme di “produzione di servizi turistici” ottimali che permettano al territorio di essere vissuto e visto come attrattivo non solo per i turisti, ma anche per i privati che ci vogliono investire. Questa provincia deve credere nelle sue potenzialità e iniziare seriamente a lavorare sulle competenze, sulla promozione e nella creazione di servizi di accoglienza. Ma la Provincia di Avellino invece perde ogni giorno opportunità, e se anche una buona prassi come la gestione delll’Oasi di Conza rischia di essere interrotta, come possiamo pensare di accrescere ancora altri servizi in altre aree interne? Come possiamo pensare di sviluppare il turismo? Se chiudiamo anche la porta del turismo a cosa dobbiamo aggrapparci? Dobbiamo difendere le nostre eccellenze e svilupparne di altre. E l’Oasi di Conza non può sparire.

(La guida). Il turismo ai tempi di Facebook: come usarlo meglio


post-facebook-tre-oreUn argomento molto trattato è quello legato alla connessione tra il mondo del web e il turismo, che da anni alimenta discussioni anche grazie alle continue evoluzioni che ci presenta quotidianamente. In particolare può essere interessante individuare alcuni punti sulle modalità di utilizzo dello strumento di Facebook, nel quale spesso noto grossolani errori che influiscono sulla qualità delle azioni e dei risultati ottenuti. Perché Facebook è a tutti gli effetti uno strumento di marketing che va utilizzo e pensato in quanto tale, sopratutto nel turismo, dove l’85 percento degli utenti cerca informazioni online prima di partire.
Alla luce del fatto che le imprese e le destinazioni turistiche sono ormai presenti quasi in toto su questa piattaforma, è necessario però comprenderne alcune peculiarità e suggerire alcuni elementi fondamentali per utilizzarlo al meglio.
L’obiettivo. 
Azienda o destinazione che tu sia, perché sei su Facebook? Ovviamente la risposta potrebbe essere scontata: voglio più clienti. In realtà le motivazioni dovrebbero essere molto più ampie e soprattutto molto più articolate tra di loro perché i clienti arriveranno da soli.
In primo luogo la reputazione online: non essere presenti su Facebook direttamente non implica che non ci siate, i turisti parlano di voi comunque, perché loro ci sono. Dunque, superiamo le barriere e iscriviamoci per controllare direttamente la reputazione, non lasciando la propria immagine sul web in pasto alla rete, agendo con le opportune azioni correttive.
In secondo luogo non pensate che iscriversi basti a portare nuovi turisti. Facebook non è un luogo dove le persone vogliono essere stressati quotidianamente con le vostre offerte, ma è un luogo di svago e interazione. Bisogna agganciarli, studiarli e poi proporgli l’elemento giusto alle loro esigenze. L’obiettivo deve essere la vendita e la promozione, ma con metodi e tecniche che al cliente non devono sembrare invasive.
Infine pensate che il turista legga e viva Facebook come un luogo dove passa il tempo libero, cerca consenso, condivisione e collaborazione con gli altri utenti, quindi gestitevi come se foste uno di loro.
Turismo all’interno di Facebook: No al profilo, Si alla pagina.
Una pagina di insights

Una pagina di insights
Perché non bisogna costruire profili ma pagine? Semplicemente perché Facebook ha deciso che i profili sono per le persone e le pagine per le aziende, le destinazioni, i marchi e chiaramente ha predisposto degli strumenti differenti per ognuno di loro. In particolare le pagine permettono al turista di recensire e valutare con le famose “stelle” il marchio o l’azienda in questione, elementi che nel marketing del turismo sono fondamentali.  I turisti infatti nello scegliere una località o una struttura leggono in media 20 recensioni in quanto si fidano molto di più dell’opinione degli altri che della vostra (ovviamente). Se invece puntate su un profilo, le recensioni e le stelle non ci sono e saranno e sarete molto “autoreferenziali”. Al turista le falsità non piacciono, credono a chi ci è stato in quel posto, non a voi.
Inoltre, tra gli strumenti presenti nella pagina ci sono i famosi insights, ovvero strumenti gratuiti che permettono di analizzare tutto ciò che succede sulla pagina conteggiando esattamente portata, mi piace, condivisioni ecc. L’utente in tal modo può essere targhettizzato per età, sesso, provenienza, lingua e di conseguenza possono essere attuate tutte le strategie che il marketing ci  insegna. Con il profilo tutto ciò non è possibile. Quindi in termini di marketing, meglio la pagina, fornisce tanti strumenti che il profilo non ha. Tra l’altro, si vocifera nell’ambiente che Facebook “punirà” le aziende e i marchi che usano il profilo con la cancellazione (o altro) e la conseguente perdita di tutti i dati immessi sulla Timeline (foto, post, eventi).
Il post.
Ma come si scrive su Facebook di turismo? Io amo darmi tre regole:
  1. La promozione ogni 3 post. Il messaggio di promozione va messo sempre dopo 2/3 post che parlano di altro.
  2. Breve e no link! Le persone non leggono i post lunghissimi. Meglio una frase breve collegata ad un link che porta ad un sito, cancellando l’odioso link e lasciando solo il collegamento.
  3. Spontaneità e originalità legata all’informazione che vogliamo dare. L’utente deve sapere ma non deve annoiarsi, deve condividere.
Usiamo le foto.
L’utilizzo delle foto è l’elemento cruciale. Il turismo è emozione e come tale dobbiamo riuscire a trasmetterla, senza l’emozione il turista non acquista e non sceglie. Inoltre nel web l’immediatezza del messaggio rappresenta l’elemento essenziale sul quale puntare e l’unico strumento capace di soddisfare tale requisito sono le immagini. In pochi click dobbiamo cogliere l’interesse dell’utente, portarlo sul sito aziendale e farlo prenotare, quindi usare immagini di qualità, vere e grandi, che colpiscono l’animo e le sensazioni dell’utente.
La qualità e la sincerità.
Non diciamo bugie e non rappresentiamo la realtà per quella che non è. Se trasmettiamo un’immagine di un luogo non veritiera creiamo delle aspettative di un certo tipo che se poi non sono soddisfatte creano l’effetto contrario a quello desiderato.
Se un servizio non esiste non promuoviamolo, forniamo informazioni esatte e veritiere, ammettiamo gli errori e comunichiamo le soluzioni ad eventuali critiche che si sono state rivolte.
Forniamo informazioni utili sul territorio e “sembriamo umani”.
Non abbiate paura del numero di “Mi piace”.
facebook-mi-piace-likes-personalizzabiliIn numero di mi piace sulla vostra pagina è solo un numero. Se non è altissimo non è un problema, anche se l’obiettivo è farlo crescere non lo fate invitando gli amici e i parenti, o i vostri compaesani. Pensate che verranno mai a dormire nel vostro hotel? Piuttosto cerchiamo di ricercare tra i nostri sostenitori quelli più influenti e coinvolgiamoli nelle nostre attività perché una condivisione di un contenuto è molto più potente di un nuovo “mi piace”. Esso serve a raggiungere la cerchia delle amicizie di quell’utente che probabilmente si fiderà di lui e chiederà della vostra azienda, struttura, o della vostra destinazione.
Facebook non è un gioco, è molto meglio di una campagna di cartellonistica, se usata con metodo, e vi permette anche di misurare esattamente quante persone raggiungiamo, valutare l’impatto del vostro messaggio e anche migliorare i vostri servizi, se impariamo ad ascoltare chi usa i nostri luoghi.
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